Io alla tua età già…La situazione lavorativa dei giovani ieri ed oggi

Quante volte avete detto ai vostri figli o nipoti: “Io alla tua età già lavoravo, avevo una macchina ed avevo picchiato uno squalo bianco a mani nude”.

Magari non lo avete mai detto, ma di sicuro lo avete pensato.

Questa frase spesso riflette la visione di un passato in cui il percorso lavorativo sembrava e probabilmente era, molto più lineare e sicuro.

Questo porta a chiederci:

  • Quanto è cambiata veramente la situazione lavorativa dei giovani rispetto a 20 anni fa? 
  • Quali sono le vere sfide che le nuove generazioni si ritrovano ad affrontare nel mondo del lavoro?
  • La situazione sociale di oggi è paragonabile a quella di ieri?

    In questo articolo proveremo ad analizzare l’inserimento nel mondo del lavoro dei giovani ieri ed oggi.

I giovani nel lavoro ieri ed oggi

Bando alle chiacchiere e diamo un’occhiata ai dati ISTAT.

Tasso di Disoccupazione:

  • 1998-2001: Circa 30%.
  • 2023: 22,9%.

Tipologia di Contratti:

  • 1998-2001: Prevalenza di contratti a tempo indeterminato, con lieve ma costante crescita dei contratti a tempo determinato.
  • 2023: Stragrande maggioranza di contratti a tempo determinato e part-time, con netto calo dei contratti a tempo indeterminato.

Percentuale  Diplomati

  • Oggi: Oltre il 76% dei giovani italiani  possiede almeno un diploma di scuola secondaria superiore.
  • Primi anni del 2000: Intorno al 50% dei giovani aveva un diploma di scuola superiore.

Percentuale laureati

  • Oggi: Circa il 21% dei giovani italiani possiede una laurea​
  • Primi anni del 2000: Intorno al 10-12% dei giovani possedeva una laurea​ 

Riflettendo su questi dati emerge chiaramente che: 

I ragazzi oggi studiano e lavorano di più rispetto ai loro coetanei di 25 anni fa, ma sono costretti ad affrontare sfide significative legate alla tipologia di lavoro ed alle condizioni contrattuali.
Per cui la frase “Io alla tua età avevo già…” è probabilmente fuori contesto.

L’aumento di contratti part-time ed a tempo determinato ha certamente aumentato la flessibilità nel mondo del lavoro, ma ha anche ridotto le certezze e le sicurezze per i giovani. Molti di loro accettano lavori che non corrispondono al loro livello di istruzione, evidenziando un disallineamento tra la formazione ricevuta e le esigenze del mercato del lavoro.

La situazione si complica ulteriormente se consideriamo la disparità territoriale.
Il Nord Italia offre maggiori opportunità rispetto al Sud, dove le possibilità lavorative, soprattutto a livello contrattuale, sono decisamente peggiori.

La crisi nel mondo del lavoro e la fuga dei giovani

Come anticipato, molti ragazzi, anche laureati, spesso sono disposti (in alcuni casi quasi costretti) ad accettare lavori che non rispecchiano pienamente il loro percorso di studi, soprattutto all’inizio delle loro carriere.

Rispetto a vent’anni fa, come evidenziano i dati, i ragazzi sono decisamente più istruiti. 

Molti di loro hanno proseguito gli studi fino all’età adulta, conseguendo anche più di una laurea e facendo molti sacrifici. Questo ha portato ad una maggiore consapevolezza dei propri diritti e ad una minore tolleranza verso condizioni lavorative sfruttative, caratterizzate da salari bassi e contratti temporanei.

Questa consapevolezza non è limitata solo ai laureati. Anche coloro che svolgono lavori manuali o non specialistici sono profondamente centrati sui propri diritti ed aspirazioni personali. Questo spesso alimenta un desiderio di maggiori opportunità, innescando il fenomeno dell’emigrazione, particolarmente marcato nel Mezzogiorno.

Difatti negli ultimi dieci anni, circa 120.000 giovani si sono trasferiti dal Sud al Nord Italia, mentre circa 85.000 sono emigrati all’estero. Sommando questi dati, possiamo stimare che circa 200.000 giovani hanno lasciato il Sud Italia nell’ultimo decennio. 

È come se ogni dieci anni una città delle dimensioni di Messina, composta interamente da under-30 sparisse.

Il mondo del lavoro dopo la Pandemia

Secondo un’indagine di Deloitte, anche la pandemia ha avuto un grande impatto sul mondo del lavoro, influenzando in modo significativo l’approccio dei giovani. 

Da un lato, ha introdotto una maggiore flessibilità grazie allo smart working, permettendo ai ragazzi di avere un migliore equilibrio tra vita lavorativa e privata, anche se recentemente l’adozione di questa modalità di lavoro è diminuita molto tracciando un apparente ritorno alla situazione pre-pandemica.

Dall’altro lato, come sappiamo bene, la pandemia, aggravata dalla guerra in Ucraina e dalla crisi lavorativa, ha fatto aumentare inflazione e costo della vita, compromettendo un equilibrio già fragile a causa dei contratti a tempo determinato ed a progetto.

Non sorprende che, specialmente negli anni post-Covid, molti giovani abbiano iniziato a cercare un secondo lavoro. 

Tutto questo ha reso ancora più difficile l’acquisto di una casa o l’avvio di una famiglia, decisioni che vengono sempre più spesso rimandate.

In sintesi, mentre la pandemia ha portato alcuni benefici in termini di flessibilità lavorativa, ha decisamente accentuato le sfide economiche e sociali per i ragazzi, rendendo più complicate le loro prospettive di vita a lungo termine.

I giovani non hanno voglia di lavorare

lavoro ieri vs oggi

Come detto, il mondo del lavoro sta cambiando, e con esso cambiano anche le priorità dei dipendenti, soprattutto quelle delle nuove generazioni. 

Oggi, i ragazzi non considerano più il fattore economico come unico aspetto fondamentale della vita lavorativa; il denaro non è l’unico motore esistenziale. Infatti, è sempre più importante trovare un equilibrio soddisfacente tra vita privata e professionale.

Contrariamente a quanto si possa pensare, l’affermazione che ‘i giovani non hanno voglia di lavorare’ è fuorviante. Non è che i giovani siano riluttanti al lavoro, ma non si accontentano più di un’occupazione che non offra anche altre gratificazioni, sia in termini di benessere personale che di realizzazione personale oltre alla sicurezza economica.

Va anche notato che l’Italia si distingue, purtroppo negativamente, rispetto al resto d’Europa per la stagnazione dei salari. Negli ultimi trent’anni, nonostante il costo della vita sia raddoppiato, i salari italiani sono rimasti pressoché invariati. 

Secondo i dati di Eurostat, gli italiani tra i 18 e i 24 anni hanno alcuni dei redditi più bassi del continente, con un salario medio annuo di soli 15.800 euro. 

Di fronte a queste sfide economiche, non sorprende che i ragazzi cerchino un bilanciamento psicofisico che possa almeno parzialmente compensare le difficoltà finanziarie che devono affrontare

Prospettive di lavoro per le nuove generazioni

Nei prossimi anni, assisteremo al pensionamento di massa dei baby boomer, nati tra il 1950 e il 1964. Si prevede che circa 2 milioni di loro andranno in pensione e sarà necessario sostituirli. 

Molte delle posizioni occupate da questa generazione sono in realtà ormai considerate obsolete, tanto che si stima che il 50% dei ragazzi che oggi frequentano le scuole superiori finiranno per svolgere professioni che ancora non esistono, spinte anche dall’evoluzione delle intelligenze artificiali e dalle nuove tecnologie.

Questo scenario pone una domanda cruciale: Come preparare i giovani alle sfide lavorative del futuro? 

Una risposta possibile è smettere di prepararli per un lavoro specifico ed invece, equipaggiarli per affrontare la vita lavorativa e personale in modo più ampio.

In questo contesto, le soft skills assumono un ruolo fondamentale. 

Abilità come la leadership, l’autostima, la capacità di problem solving, la gestione dello stress, l’empatia non sono a questo punto solo utili, ma essenziali. 

Le competenze trasversali permettono ai ragazzi di adattarsi e prosperare in un ambiente lavorativo che è in costante evoluzione. 

Queste abilità aiutano i ragazzi a navigare non solo nel mondo professionale, ma anche nella vita di tutti i giorni, rendendoli più resilienti e preparati ad affrontare svariate situazioni e sfide.

Conclusioni

Non siamo qui per dipingere scenari pessimistici, ma piuttosto per guardare alla realtà con occhi aperti.

Le prospettive professionali per i giovani, specialmente per chi vive nel mezzogiorno, non sono delle più promettenti. Questo ci porta a riflettere non solo su come uscire da questa situazione, ma anche su come queste grandi incertezze stiano influenzando i nostri ragazzi.

Oggi, molti giovani appaiono disillusi e confusi di fronte ad un futuro incerto, spesso spaventati dall’idea di fare scelte definitive. 

Questo atteggiamento di indecisione può dar loro la falsa impressione che tutte le opzioni rimangano aperte, illusione che può portare ad ulteriori ritardi e frustrazioni. 

Inoltre, il divario digitale e le nuove competenze richieste dal mondo del lavoro moderno rendono il cammino ancora più arduo. I ragazzi sono chiamati ad essere flessibili, adattabili e ad imparare continuamente nuove competenze. 

Questo contesto sta cambiando radicalmente l’approccio al lavoro, sempre più orientato verso una visione di apprendimento e sviluppo continuo, piuttosto che alla ricerca di un lavoro per la vita.

Forse, quindi, secondo noi sarebbe meglio dire:
“Io alla tua età…… dovevo affrontare meno sfide, ma tu hai la forza per superarle tutte!”

lavoro ieri vs oggi
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